Il piccolo Hans - anno XVI - n. 63 - autunno 1989

non era assolutamente motivo di timore, anzi ero propenso a provocarle artificialmente.[...] Ora io non sostengo che l'analisi possa evitare di far soffrire il nevrotico che si assoggetta alla cura[...]. Ciò non significa però che si debbano infliggere al paziente anche sofferenze non strettamente necessarie. (Ferenczi, 1929, pp. 388-89) Ferenczi era ormai convinto che all'origine della sofferenza nevrotica ci fosse un trauma realmente vissuto, la cui incidenza era molto più direttamente tangibile del traumadellanascita.L'analista doveva assolutamente evitare di riattualizzare tale trauma con un comportamento inopportuno, come quello propugnato da Rank di fissare drasticamente il termine della cura, per tagliare il nodo gordiano costituito dal rapporto con l'analista madre: È risultato che il trauma è molto più raramente di quanto si credesse la conseguenza di un'elevata sensibilità innata nei bambini [ ...] il trauma sarebbe quasi sempre, viceversa, la conseguenza di un modo effettivamente sbagliato, privo di comprensione e di tatto, lunatico e addirittura crudele di trattare i bambini. (Ferenczi, 1929, p. 391) Ma più i nevrotici sono rimasti bambini, perché perdurano a livello profondo gli effetti del trauma, più «abbisognano di un'adozione formale; perciò noi dovremmo assicurare loro finalmente i vantaggi che offre una normale stanza dei bambini» (Ferenczi, 1929, p. 396). Nelle sue ultime proposte Ferenczi aveva imboccato una via talmente innovatrice che lo avrebbe esposto, come gli scienziati che per primi impiegarono i raggi X, al pericolo di restar contaminato dalle radiazioni mortali, di restar imbrigliato nella sua stessa strategia terapeutica26. 182

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