confusioni e dubbi, mi sembra molto indicato dare un nome particolare· alla malinconia «primaria semplice a decorso autonomo»; ritengo che il nome della vecchia terminologia, ripreso da Kahlbaum, cioè «distimia», sia molto adatto a designare questa forma morbosa. Sono molt1, in psichiatria, quelli che deridono tale denominazione, misconoscendone affatto il significato. Basti dire quanto importante e significativo fu per la patologia somatica la nuova denominazione d'infiammazione caseosa, contrapposta a tubercolosi, introdotta da Virchow. Solo la nuova nomenclatura è riuscita a por fine all'indicibile confusione in questo campo. In psichiatria c'è urgente bisogno di una nuova denominazione che renda possibile distinguere le forme cliniche effettive da tutti gli stati finora soggiacenti al vecchio nome. Ma dopo questa piccola deviazione passiamo al secondo stato, la mania. Quanto è stato detto a proposito della malinconia è ancora più pertinente al caso della mania. Per mania s'intende lo stato d'eccitazione e d'esaltazione cronica della volontà «cui si associa facilmente l'elevazione del sentimento di sé e della fiducia in se stessi». Va scissa in due sensi: maniacale e delirante (Griesinger). Chi ha vissuto in manicomio, anche solo per poco tempo, sa che ogni malato mentale, a prescindere dalla forma di malattia cui appartiene, può di tanto in tanto diventare maniacale (non è questa la sede per discutere le forme morbose che fanno eccezione). La maggioranza dei maniacali proviene dalla paralisi generale dei folli e la maggior parte degli esempi descritti nei testi rientra in questa forma morbosa. Un contingente non meno importante di mania riguarda quella forma di malattia mentale che • Neumann considera come l'unica esistente, la forma dove tipicamente si susseguono gli stadi di malinconia, mania, confusione e demenza, quando non giunge a guarigione, che non è rara, data la prognosi non troppo sfavorevole. A causa del suo decorso tipico, Kahlbaum la chiama «Vesa158
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