Il piccolo Hans - anno XVI - n. 63 - autunno 1989

bose empiriche (colera, tifo), della cui unità eziologica la prova non esiste ancora, e riconoscendo effettivamente provvisoria tutta la costruzione, pure respinge i rimproveri che, per questo motivo, altre branche della scienza naturale muoverebbero alla patologia, con queste parole: «Al contrario, credo che in ogni altra scienza naturale si dia lo stesso metodo di attribuire certi elementi ad un gruppo empirico e di chiamarlo con un dato nome, mentre si rimanda al futuro di trovare l'esatto fondamento e l'interpretazione del dato empirico. È già un colossale, straordinariamente grande, progresso arrivare a determinare dei gruppi empirici. Se attualmente costruiamo ogni anno un certo numero di gruppi di questo tipo, e se, credo a pieno diritto, non passa un anno senza che il progresso della patologia si annunci all'esterno con le parole: ecco una nuova malattia; se, quindi, sappiamo estrarre dal grande ambito dei fatti fatti singoli raggruppandoli in ordini particolari d'esperienza, dico, finché riusciamo a fare questo, si deve convenire che noi, come gli altri, ci avviamo direttamente verso il nostro scopo di porre un numero sempre maggiore di questioni da risolvere con la continua osservazione nostra e delle generazioni future». Da tale scopo la psichiatria è ancora più lontana della patologia somatica. Non siamo ancora minimamente in grado di dimostrare di aver trovato una nuova malattia all'anno. Al contrario, esiste una certa resistenza che si oppone a tale aspirazione; infatti, da un lato si insiste sul paradosso: non vi sono diversi tipi di disturbi psichici, e dall'altro, con passiva rassegnazione, ci si accontenta della vecchia nomenclatura perché non si sanno ancora costruire forme anatomo-patologiche adatte. Presentare questa resistenza come ingiustificata e dannosa allo sviluppo scientifico è lo scopo di queste righe che, al tempo stesso, vorrebbero indicare come prossimo scopo da raggiungere la costruzione di forme morbose cliniche. Non esiste psichiatra che non ne senta vivamente l'esigenza, 152

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