Il piccolo Hans - anno XVI - n. 63 - autunno 1989

possa essere personale. Questo può essere un tipo di difesa relativamente sofisticato e lo scopo è di evitare la responsabilità (nella situazione depressiva) o la persecuzione (in ciò che chiamerei lo stato dell'auto-affermazione, cioè lo stadio dell'io-sono, con l'intrinseca implicazione io ripudio tutto ciò che non è me). È indicato citare qui come esempio il gioco infantile del «l'm the King of the Castle you're the Dirty Rascal» (io sono il re del castellotu sei lo sporco monello). Nelle religioni, questa idea può apparire nel concetto di unità con Dio e con l'Universo. Si può invece vedere questa difesa negata negli scritti e nei principi dell'esistenzialismo, dove si fa dell'esistenza un culto nel tentativo di contrastare la tendenza personale ad una non-esistenza che fa parte di una difesa organizzata. Ci può essere un elemento positivo in tutto questo, cioè un elemento che non è una difesa. In questo senso si potrebbe dire che solo al di fuori della non esistenza può iniziare l'esistenza. È sorprendente quanto presto (anche prima della nascita, di sicuro durante il processo del parto) possa venir mobilitata la consapevolezza di un io-prematuro. Ma l'individuo non può svilupparsi da una radice dell'io se questa è separata dalla esperienza psicosomatica e dal narcisismo primario. È proprio qui che inizia l'intellettualizzazione delle funzioni dell'io. Si può osservare che tutto questo si realizza molto tempo prima del costituirsi di un qualcosa che possa utilmente chiamarsi il sé. (trad. di Luca Rosi e Manuela Trinci) 139

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