Il piccolo Hans - anno XVI - n. 63 - autunno 1989

arcaica che dette origine all'organizzazione della struttura difensiva manifestata dal paziente come sindrome patologica. Questa idea può, o non, rivelarsi di immediata utilità per il clinico. Non possiamo far premura ai nostri pazienti e pur tuttavia potremmo trovarci a rallentare i loro progressi a causa di vera e propria ignoranza; in questo senso ogni pur minimo contributo alla nostra capacità di comprendere può esserci utile nel provvedere ai bisogni del paziente. Ci sono momenti in cui, in relazione alla mia esperienza, il paziente ha bisogno che gli si dica che il crollo - la paura del quale sta distruggendo la sua esistenza - ha già avuto luogo. Si tratta di un evento che l'individuo si porta dietro nascosto nell'inconscio. Ma l'inconscio, in questo caso, non è propriamente l'inconscio che, rimosso, si riconosce nelle psiconevrosi, né l'inconscio della formulazione freudiana corrispondente a quella componente della psiche molto prossima ad un processo neurofisiologico. Neppure è l'inconscio di Jung, inconscio che io definirei: tutto ciò che avviene nelle caverne sotterranee o, in altre parole, la mitologia di quel mondo nel quale trova realizzazione la comunione della più profonda realtà psichica di individuo e madre. Più precisamente l'inconscio sta invece ad indicare quel qualcosa che la capacità integrativa dell'io non è in grado di racchiudere. L'io è, cioè, troppo immaturo per riunire tutti i fenomeni all'interno del dominio della propria onnipotenza. Bisogna allora chiedersi: perché il paziente continua a preoccuparsi di ciò, trattandosi di cosa che appartiene al passato? La risposta non può essere data se non dal fatto che l'esperienza originaria di angoscia arcaica non può entrare a far parte del passato. A meno che l'io non l'abbia prima accolta nella sua esperienza attuale e posta, nel presente, sotto il proprio controllo onnipotente (avvalen132

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==