Il piccolo Hans - anno XVI - n. 63 - autunno 1989

NOTA INTRODUTTIVA Nel 1974, in occasione della pubblicazione del primo numero dell«International Review of Psycho-Analysis», Clare Winnicott consegnò agli editori questo breve scritto del consorte, Donald, scomparso - allora - da pochi anni. Paura del crollo, un lavoro estremamente sintetico che, pur addentrandosi in concetti complessi e speculazioni ardite, conserva il tono volutamente non scientifico caro a Winnicott, ripropone, imprescindibili e tra loro intricate, le basilari concettualizzazioni winnicottiane relative alla lenta maturazione del piccolo alle prese con i primi processi di differenziazione tra il «non me» e il «me» per il raggiungimento dello "stadio di unità", con una membrana limitante, un dentro e un fuori e una realtà psichica. L'ambiente facilitante, ma ancora prima l'ambiente "interno" - che precede il termine di madre introiettata -l'holding, la dipendenza assoluta, i processi di insediamento della psiche nel soma (personalizzazione), sino all'instaurarsi di una relazione d'oggetto sono dunque, assieme al postulato di una non integrazione primaria, le argomentazioni teoriche utilizzate da Winnicott nella disamina, attraverso l'esperienza clinica, della paura del crollo. Nell'opera di Winnicott, il termine menta[ breakdown compare alla fine degli anni '40 quando, occupandosi dello sviluppo emozionale primario del bambino1 , nota come ogni qualvolta i processi maturativi non si siano compiuti sino in fondo vi sia il pericolo di «un disordine o di un crollo mentale» che, quale risultato di una serie di fallimenti di altri tipi di difese, riconduce il soggetto al primitivo stato di non integrazione. L'argomento viene poi ripreso negli anni '50, quando Winnicott si andava orientando, abbandonato il regno delle «relazioni oggettuali» e distaccatosi sempre più da Melanie Klein, circa un'etiologia della psicosi situata nello «stadio in cui l'essere umano immaturo è veramente dipendente dalle misure ambientali»2 • In uno scritto del '59, Winnicott precisa di intendere per crollo psichico il «quadro clinico... dominato da un crollo nelle difese, sia pure temporaneo». Tutto questo era emerso attraverso alcuni casi di psicosi, letti quindi come crollo delle difese e come stato nel quale nuove difese, di tipo «ancora più primitivo possono venire instaurate», a causa di anomalie ambientali3 • Nel corso dello stesso articolo Winnicott annota che le deficienze ambientali in grado di determinare la psicosi, appartengono a uno stadio dello sviluppo precedente a quello in cui l'individuo ha gli strumenti per essere consapevole sia delle provvidenze ambientali che del loro fallimento. Ma l'argomento relativo al crollo dovette risultare per Winnicott tanto pregnante da dedicarvi, al momento in cui si apprestò a fare un quadro completo della morfologia psichica rispetto ai concetti di salute e malattia, uno specifico spazio nosologico4 • 124

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