Il piccolo Hans - anno XVI - n. 63 - autunno 1989

amoroso: «l'occhio l'altro occhio non può guardare, sì che esso non sia veduto da lui». Ma ciò che l'esperienza d'amore fa intuire come certo, si verifica anche effettivamente nella parte dove i raggi «si terminano», cioè la pupilla, o meglio, come dice Dante, nelle acque di questa (Conv. III, IX), cioè nell'«acqueo» o cristallino. C'è una stretta analogia fra la struttura dell'occhio e quella del sistema astronomico; oltre alla corrispondenza delle sette tuniche coi sette cieli, ce n'è anche un'altra decisiva: il Primo Mobile è chiamato «cristallino», e mostra effettivamente le stesse caratteristiche dell'«acqueo» o «lente». È nel trattato di Al Hazen85 che Dante, oltre ad altri problemi di ottica che mostra di conoscere bene, poteva leggere che l'immagine recepita dalla pupilla si forma appunto nel cristallino, dove «quell'acqua è terminata», perché, se invece si formasse nella retina retrostante, essa dovrebbe apparire invertita. Fra la retina, che sta al fondo del «mio cervello», e il cristallino c'è una discontinuità dove si realizza la «perfezione» della visione, rappresentata dalla figura di un'inversione come la forma con la quale è possibile rappresentarsi l'apriorismo. Questo procedimento ricalca in tutto, quindi, lo schema del sigillare. D'altronde, come fa notare Pierantoni nel suo libro sull'occhio86 , gli ottici arabi, come Al Hazen, pur essendo dei rigorosi sperimentatori, disegnano uno schema ottico che non sembra affatto un oggetto osservato, ma «il diagramma di un oggetto pensato». È ancora nelle straordinarie quaestiones di Pietro di Giovanni Olivi, qui specialmente la LXXIII87 , che troviamo la dimostrazione che la sensibilità ha il suo motore interno al soggetto, nelle «habitualibus dispositionibus positis in sensibus» (p. 89), che hanno la completa responsabilità delle «mutationes aspectuum», le quali, in questo modo, non possono «effici ab obiectis, quamvis sint ab eis sicut a terminativis vel occasionativis». La radice di questa particolare natura aprioristica della sensibilità è de115

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