Il piccolo Hans - anno XVI - n. 62 - estate 1989

Certo dei suoi poemi parlerai, ma non ti scorderai quella che amammo, beltà delicata. Sempre il tuo greco è bello e musicale. Ma intera oggi vogliamo l'arte tua magistrale. Nella lingua straniera dolore, amore passano. Versa l'egizio palpito nella lingua straniera. Rafaele, i tuoi versi siano scritti così che un poco chiudano - tu sai! -di questa vita, così che il ritmo ed ogni frase mostrino che d'un alessandrino scrive un alessandrino. (Per Ammone, morto a 29 anni, nel 610)43 Mi pare che questa veloce esemplificazione possa quasi bastare per darci un'idea di ciò che è successo. Palamàs, s'è visto, ci dice che «alle acque dell'Eufrate piega con desiderio la poesia neogreca» per scoprire le proprie radici - e poi tornare in patria, in Grecia, e anzi ad Atene, approdo inevitabile d'ogni forma d'atticismo. In Kavafis la prospettiva è capovolta. Non si può tornare in Grecia, si può solo tornare dalla Grecia. Non resta dunque che leggere Ritorno dalla Grecia (ma una nota dell'editore informa che nel manoscritto autografo il titolo presenta una variante che si riesce appena a decifrare, forse: dall'Attica). Filippo Maria Pontani ci lasciò prima di tradurre questo testo «nascosto». Quel maestro incomparabile non avrebbe sorriso con indulgenza di fronte agli sforzi maldestri di nessuno. Così provo a tradurre. 88 Sicchè siamo vicini ad arrivare, Ermippo. Dopodomani, credo - così ha detto il capitano. Perlomeno si naviga ormai nel nostro mare: acque di Cipro, di Siria e d'Egitto, amate acque delle nostre patrie. Ma perché tanto taciturno? Domandati in cuor tuo:

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