Il piccolo Hans - anno XVI - n. 62 - estate 1989

lirica al regno minerale, vegetale e animale, come resistentissimo tappeto intessuto di versi che «sono nel tempo atmosferico», un pezzo di natura, «uno scoppio vegetale». «L'"io" lirico è asservito all'"io" naturale (marino, boschivo, celeste, montano) a tutti gli innumerevoli "io" della natura». E così, fatta propria nel moderno la «Rivoluzione meteorologica», la nuova poesia lirica attraversa il Novecento, con i suoi versi, come un viaggio d'avvicinamento del testo al corpo (dove non c'è il poeta) all'oggetto (dove non c'è la parola) alla natura (dove non c'è l'uomo). È ancora il programma impossibile del: vorrei che quest'istante durasse per sempre. Un programma che risale, in altri termini, all'antica poesia lirica greca, al suo modo di dire «io», e di tuffarsi nella natura. Ma questo lo vedremo.. Ora, ripensando al greco moderno Seferis e al maestro Solomòs leggiamo la storia della pianta: L'arte è opera dell'uomo. È strano come questa frase faccia venire talora a mente immagini della vita vegetale: ninfee che protendono il capo... alberi spensierati nel vento, mentre la radice avanza cieca a trovare la vena o lo scoglio; il legno che si fa nave, le navi che vanno a picco. Pensa alla storia della pianta- diceva Solomòs, forse per insegnare ai poeti avvenire a evitare il pensiero astratto64• Ermanno Krumm 59

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