Il piccolo Hans - anno XVI - n. 62 - estate 1989

Ciò che chiamo fantasia acustica è una sensibilità per la sillaba e per il ritmo che penetra assai più a fondo rispetto ai piani coscienti del pensiero e della sensazione e invigorisce ogni parola; penetra fino alle origini primigenie e smemorate, torna alla sorgente prima e riporta indietro qualche cosa, ricerca il principio e la fine; funziona sicuramente in armonia col senso o non neglige il senso nel suo valore corrente, e amalgama elementi antichi, spenti e volgari, convenzionali e nuovi e sorprendenti, la mentalità più arcaica e più colta58• Cosa riporta indietro dalla sua discesa alle origini questa fantasia acustica? Elementi antichi, dice già Eliot; una conoscenza del paradiso, direbbe Mandel'stam con M. Cvetaeva59 • È questo dunque il secondo ordine, esclusivo del poeta: che riporti elementi antichi, che leghi il movimento del senso a quel campo di orientamento profondo. Un resistentissimo tappeto: oriente Per la fantasia acustica c'è soddisfazione semantica solo se nel suo «io scrivo» il poeta porta la reversibilità dei materiali nell'unità di tempo dentro il campo magnetico strutturato, per vicinanza o investimento, da «quella sorgente» «che invigorisce ogni parola». Qualcosa si inserisce nella convertibilità come un orientamento di tutti i movimenti nel sistema, e questo orientamento lega ogni realizzazione al passaggio nel suo campo, quasi un marchio sul materiale, segno di una traccia, di una vicinanza. Una indicazione su questa struttura orientata viene da J. Derrida, dal suo commento all'Essai sur l'origine des langues. Rousseau distingue lingue del sud, dell'oriente, vicine alla passione, inarticolate, fatte di gesti, di colori e 55

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