Il piccolo Hans - anno XVI - n. 62 - estate 1989

larmente attivo e creativo per favorire un clic nello stesso tempo individualizzato e «comunitario», dopo aver fornito i mezzi più precisi e opportuni per compiere tutti i «gradus ad Parnassum», in maniera da arricchire il clic anche dell'auspicabile fondazione motivazionale entro una lucida cons· apevolezza. Ma qui è messa con le spalle al muro la stessa televisione. Mi accorgo di aver parlato ben poco del fatto televisivo e mi sarebbe stato impossibile inoltrarmi in un'adeguata analisi delle sue potenzialità e implicazioni in senso generale, come premessa alla precisazione dei suoi rapporti con il fatto poetico. In tal modo, ho finito per parlare soprattutto di poesia, aggirandomi tra le già immense incertezze che la riguardano. E mi avvedo anche di aver suggerito ben pochi espedienti pratici, o tipi di manovre concrete, per raccordare poesia con televisione, oscillando tra il demarcare il campo di un'eventuale incompatibilità tra esse e l'ipotizzare al contrario una loro «naturale disposizione» alla convergenza, alla sovrapponibilità, almeno per quel che riguarda i momenti più alti, o i fini (per così dire) più complessi e «in movimento». Un fatto sembra comunque attendibile: la molteplicità dei possibili impatti con la realtà umana che riguardano la destinazione della poesia resta ulteriormente moltiplicata, in modo vertiginoso, entrando nel campo televisivo. E, nel vorticoso e imprevedibile giro di questo incontro, ciò che pone in gioco la poesia pone in gioco e riduce ai suoi ultimi limiti la natura stessa della televisione. agosto-settembre 1979 Andrea Zanzotto Parecchie delle situazioni cui questo scritto si riferisce sono ormai superate, soprattutto dall'eccidio delle sale cinematografiche, e quindi del cinema vero e proprio, a favore della televisione, che per certi aspetti sembrerebbe 161

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