Il piccolo Hans - anno XVI - n. 62 - estate 1989

Poesia e televisione Esiste già un enorme cumulo di trattazioni riguardanti il rapporto della televisione (e del cinema) con le arti che si rifanno al campo fonico, visivo, gestuale e, com'è ovvio, anche la letteratura, là dove si avvicina maggiormente al campo della narratività, è stata confrontata con lo spettacolo televisivo, del quale in molti casi costituiva il necessario presupposto. Poco o nulla invece, a quanto mi consta, si è scritto sul rapporto televisione-poesia, e ciò in primo luogo per la difficoltà stessa della definizione di uno «specifico poetico». Non si deve infatti dimenticare che, nell'attuale clima culturale, contraddistinto da una forma di perdita dell'identità riconosciuta a ciascuna delle arti nel passato, quasi nella faustiana ricerca di un'arte «totale» capace di sommare e moltiplicare in sé i vari tipi di manifestazione artistica, è stata proprio la poesia a candidarsi come portatrice di questa globalità: e ciò in concorrenza con il cinema (e, per una certa contiguità, con la televisione), cui per molti aspetti questa candidatura sembrava spettare di diritto. In effetti, la poesia, proprio perché «sfugge da tutte le parti», opponendosi ad ogni limitazione del suo agire-essere, si è sempre più riconosciuta come fatto che è, insie151

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==