zione reciproca di facoltà d'analisi e d'intuito. Dupin stesso lo ha esposto al narratore testimone nell'occasione dell'inchiesta sugli omicidi della Rue Morgue, di cui ora brevemente prendiamo in considerazione l'avvio34. Anche lì è una questione di linguaggio: la prima via indiziaria di Dupin è rappresentata dalle voci che i soccorritori udirono nel percorrere le scale e prima di scoprire, nell'appartamento al quarto piano e nel cortile, le tracce spaventose dell'assassinio della signora L'Espanaye e della figlia e i due poveri corpi orrendamente straziati. Quelle voci erano cessate quando i soccorritori avevano raggiunto il secondo pianerottolo; ma da tutte le testimonianze risultò che erano due, e che una era roca e l'altra poteva essere definita stridula o aspra. Anche sulla voce roca i testimoni concordarono: era di un francese; qualcuno poté asserire con sicurezza d'averla udita pronunciare «sacré» e «mon Dieu»; su questo particolare un testimone olandese fu estremamente preciso: «La voce roca diceva ripetutamente 'sacré' e 'diable'; e una volta 'mon Dieu'». Sull'altra voce, aspra o stridula - per quel testimone così preciso «più aspra che stridula»-, le testimonianze sono in pieno disaccordo; ed è sul «carattere peculiare» di questa discordanza che Dupin accentra la sua analisi. Egli osserva che ognuno dei testimoni attribuisce quella voce a un individuo di cui non conosce la lingua: le deposizioni contrastano, ma sono fatte tutte allo stesso modo. Su questa peculiarità Dupin costruisce il suo primo robusto indizio; e sappiamo che con questo concordano tutti gli altri indizi raccolti dall'acuta e veloce investigazione, e che Dupin risolverà ben presto il mistero della rue Morgue, riconoscendo in quell'orrore disseminato in una casa di Parigi il passaggio di un Urang Utang di «grandi dimensioni», forza e agilità «portentose», «sfrenata ferocia». Ci fermiamo all'indizio delle voci per alcune considerazioni di metodo. Un testimone francese suppone che quel92
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