Il piccolo Hans - anno XVI - n. 61 - primavera 1989

La «restitutio in integrum» è una «espressione del diritto romano che indicò la rescissione, da parte del magistrato; di determinati effetti giuridici» (Istituto della Enciclopedia Italiana). L'espressione adoperata in medicina deriva da quella giuridica. Il magistrato, nella fattispecie il pretore, rimuove le conseguenze determinate dall'applicazione di una norma, ma non può abrogare lo ius civile. Le conseguenze quindi persistono formalmente, ma «sono praticamente elise», «la pretesa dell'attore è enunciata come se le conseguenze giuridiche da evitare non si fossero verificate (formula ficticia)» (idem). Si tratta di una delle formule di rescissione possibili, ma non è necessario in questa sede descriverle in dettaglio né seguire i destini del concetto nel diritto contemporaneo. Queste definizioni sono invece una miniera di spunti preziosi per le considerazioni qui svolte. Df esse voglio mettere in risalto l'idea stessa della rescissione, il fatto della persistenza di effetti che vengono però elisi e il carattere finzionale dell'operazione, che non intacca comunque la sua validità fattuale. È nota la ricerca freudiana di un meccanismo specifico che servisse a render conto della natura peculiare delle psicosi, giacché la proiezione si era rivelata, a parer suo, insufficiente. Al concetto di Verwerfung, ripudio, aveva aggiunto in seguito quello di Verleunung, diniego, che come homenzionato nel commento al lavaro Nevrosi epsicosi era già lì abbozzato. È altrettanto nota la ricerca di J. Lacan intorno al concetto di «forclusion» (preclusione), termine, pure questo, chiesto in prestito al vocabolario giuridico. Non intendo dilungarmi in questo momento sulle relazioni che intrattengono il concetto freudiano di «Verwerfung», quello lacaniano di «forclusion» e quello innanzi descritto a cui assegnerei il nome provvisorio di «rescissione», proponendomi di sviluppare il problema in un successivo lavaro. Basti per l'occasione riconoscere una comunità basata sul ripudio, sulla messa tra parentesi. 75

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