che il desiderio infantile troverà una possibilità di realizzazione solo quando il soggetto sia già «cresciuto veramente». Pur nella vaghezza dell'idea di crescita, la cui formulazione, come d'altronde molte altre della nostra autrice, lascia molto a desiderare, la psicoanalista austriaca raccogliequalcosadell'ereditàfreudiana contenuta nel concetto di riconciliazione. Un apparato psichico complesso, che nel suo sviluppo matura le potenzialità che gli consentono di fare ricorso ai «processi di pensiero» (Denkprozess freudiani) per accogliere l'insistenza del desiderio infantile e rilanciare l'alternativa di un soddisfacimento possibile, è la condizione necessaria perché ci sia riparazione. L'arte poi è sempre, dal punto di vista kleiniano, restauro, è sempre ripetizione, è tentativo di rimettere in sesto ciò che era stato danneggiato in origine, è ritorno all'indietro pilotato dal senso di colpa e dal rimorso. La riparazione è dunque, in questa accezione, restauro; persino tutta l'arte è restauro e serve a tenere a bada la disperazione e a promuovere il desiderio infantile alla realizzazione. Questo passaggio per il reale produce l'opera, essa sarà restauro e ricreazione; infatti, sempre è presente il prefisso Wieder, di nuovo, nei vocaboli collegati alla riparazione: Wiederherstellung è fabbricare, confezionare di nuovo, Wiedergutmachung è fare bene un'altra volta. In quest'ultimo termine la inclusione del gut rende meglio il senso del concetto pensato dalla Klein e spiega perché nei suoi lavori maturi ella scegliesse di adoperarlo al posto di Wiederherstellung per parlare della riparazione. Cioè, Wiedergutmsi.chung evoca l'esistenza di un torto e quindi la riparazione successiva di cosa non giusta o sbagliata (unrecht, ungerecht), il risarcimento. Il vocabolo in questione si addice alla concezione teorica della Klein giacché in essa la riparazione affonda le sue radici sia nel paradosso della realizzazione del desiderio infantile che nel72
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