Il piccolo Hans - anno XVI - n. 61 - primavera 1989

«penetrato il cielo»32 allo stesso modo che l'abolizione delle barriere fra le specie viventi si accompagna in Darwin al riconoscimento del percuotersi di mille cunei sul volto della natura per lacerarlo e sfigurarlo nella mostruosità di un immenso coito. Esiste una effrazione originaria, un apriori traumatico che coincide con la stessa creazione e penetra in ogni individuo. Davanti a questa rivelazione, Bruno e Darwin sono i primi e i soli a non perdere la bussola, anzi i bussolotti con cui salvano l"'errore" di una conoscenza senza penetrazione. Pur viaggiando entrambi sulla nave di Tifi che ebbe la prerogativa, documentata da Medea, «di confondere quel che la natura distinse»33 (non per niente era condotta da Teseo, un personaggio che portò la sua brama di stupri sin all'inferno), entrambi si applicano a «caggionare», rispetto agli esiti di violenza e rapina che ne conseguirono, «effetti al tutto contrarii»34 • Darwin, una volta negato il disegno che divide le specie e gli individui in una loro ottusa e immodificabile fisionomia, si fa però cultore di differenze cromatiche che affiorano a colorare la tela superficiale dei viventi: punti, macchie, ornamenti, ocelli che ristabiliscono, come la pittura di Van Gogh, la coalescenza di superfici ininterrotte, fluenti, e inviolate35 • (Cieli stellati si riversano sulla terra). E Bruno? Il Nolano che «ha varcato l'aria, penetrato il cielo, discorse le stelle, trapassati gli margini del mondo, fatte svanir le fantastiche muraglie» delle numerose sfere, questo stupratore, peggio di Lautréamont, dei cieli, che ha aperto i chiostri della verità, «nudata la ricoperta e velata natura»36 , ha in realtà più a cuore l'ammobiliamento dei cieli che l'effrazione delle sfere. Ciò che soprattutto gli interessa è che placidamente galleggianti nei cieli i globi celesti mantengano, con costanza, le loro distanze e non penetrino oscenamente gli uni dentro gli altri. Ma su questo ritorneremo. Per adesso rileva mostrare co33

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