Il piccolo Hans - anno XVI - n. 61 - primavera 1989

Gli alberi, l'acqua (onde del mare, ghiaccio, neve, navi, vapore, pioggia, gocce, mulinelli del fiume), il cielo (sole, luna, stelle, nuvole, aerei, arcobaleni) le strade i monti, le macchine sovrastavano e sottostavano e circondavano. La luce le correnti il vento i motori muovevano quello che sembrava fermo. A mezzo fra le immagini esistenti e quelle riprodotte c'erano le immagini ri-flesse. Le parole allo specchio risultavano rovesciate. Il volto degli altri allo specchio non era quello che si vedeva guardandolo direttamente e quello stesso volto cambiava a seconda della posizione dello specchio, perché a seconda della sua posizione la luce era diversa: piena luce (di che ora, di che giorno?), a luce radente, controluce. La stessa natura del cristallo, lo stesso argento e lo stato dell'argento che serviva a rendere il cristallo specchio creava cambiamento, cambiamenti trascurabili rispetto a quelli che avvenivano con specchi fabbricati a posta per deformare o sistemati a posta per moltiplicare. Lo specchio sorprendeva il proprio viso, muto senza parole, senza sorriso, non mosso da pensieri, senza lo sguardo di un altro da incrociare se non quello di sé. Sfida smarrimento o solo assenza? Il pianto e il riso riflessi in uno specchio acquistavano densità e fissità. Lo specchio dava la possibilità di vedere quello che succedeva alle spalle, quello parabolico aumentava il campo visivo. In una immagine speculare una metà era identica all'altra? Pure un pezzo di specchio contro un raggio di sole poteva intensamente brillare, un raggio di sole attraverso una lente poteva incendiare. I volti, come gli oggetti, come le case, gli alberi, eccetera, potevano essere riflessi anche nell'acqua, nel vetro di una finestra, sulla superficie luci200

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