Il piccolo Hans - anno XVI - n. 61 - primavera 1989

come nel Quattrocento, «un banco di prova» per dimostrare che l'equivalenza con gli antichi è stata raggiunta4 e che il tedesco si è potuto felicemente ricongiungere col greco dell'origine. Il restauro dei testi filosofici classici, distinto dalla semplice ripetizione, nasce sulla base della consapevolezza di una frattura nella continuità del tempo, con l'intromissione del negativo. Anche per i neoplatonici il platonismo aveva subito momenti di abbandono, tradimento e oblio. Così dopo la Rivoluzione francese il ripristino della monarchia e del cattolicesimo poteva essere salutato dai fautori di essi come una restaurazione, un rimettere in piedi ciò che per unmomento era stato abbattuto. In questo senso il restauro è il modo di riallacciare una continuità interrotta e il rimettersi sulla via maestra, dopo le costrizioni di una deviazione fuorviante. Esso consente così di rinsaldare la propria identità, tornando ad ancorarla alla tradizione di testi portatori di valore. Gran parte del lavoro di auscultazione dei detti filosofici antichi da parte di filosofi contemporanei è comprensibile alla luce di un obiettivo di restauro dell'antico, che coincide col restauro della propria identità, anche se è venuta meno la dimensione di scuola e di vita comunitaria filosofica, propria di un piccolo gruppo, che caratterizzava il lavoro filosofico antico. Alla dimensione prosaica della scuola è stata sostituita quella del destino. Ma il problema rimane quello di mettersi in ascolto dell'origine, in modo che da essa, dopo il nascondimento, si annunci una nuova epoca. Il passato non è allora un temps perdu irricuperabile: nella ripresa di un contatto con la sua sovrabbondanza, può aprire una nuova epoca. Ma quale volto vengono allora ad assumere i frammenti dei Presocratici, i dialoghi di Platone e gli scritti aristotelici così restàurat1"?. 182

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