Il piccolo Hans - anno XVI - n. 61 - primavera 1989

rapporto accettabile fra ciò che significa e ciò che materialmente lo costituisce. Esiste anche - parallelo ma estremamente condizionante - il problema del contesto in cui un oggetto trasmette messaggi che vengano recepiti ed, aggiungerei, quello di un contesto in cui abbia senso salvaguardare questa trasmissione di messaggi figurativi. Penso agli appelli per salvare i più grandi capolavori dell'umanità in caso di guerra atomica. Il fatto è che una guerra atomica totale rappresenterebbe il fallimento di tutti i valori umani e umanistici in vista dei quali conserviamo e studiamo le opere d'arte. A quel punto che senso avrebbe conservarle? Diventerebbero una mostruosità: feticci decontestualizzati per i pochi sopravvissuti che, muniti delle chiavi del potere e dei rifugi migliori, hanno scampato la catastrofe. Aldo Colonetti. Vorrei fare una riflessione proprio sul concetto di durata che tu hai indicato, riportandolo alle due valenze fondamentali presenti in ogni oggetto, in ogni artefatto, in ogni opera d'arte: la valenza estetica e la funzione o la valenza semantica. Esistono atteggiamenti interpretativi che si rifanno alle teorie di informazione di Abraham Moles e, soprattutto, di Max Bense. Ecco, senza entrare nel merito specifico di queste riflessioni, un oggetto, anche un oggetto di straordinaria qualità artistica, una testimonianza irripetibile nella storia dell'arte, quando fu progettato, realizzato, offerto al proprio contesto, aveva una doppia funzione e quindi una doppia durata: una funzione di carattere estetico e una funzione di carattere semantico, cioè esprimeva un'esigenza di tipo fondamentalmente informativo: ideologie, messaggi politici, religiosi, contenuti scientifici, modelli di comportamento. Queste due valenze nel tempo non rimangono costanti, si modificano al di là del fatto che l'opera d'arte subisca delle trasformazioni materiali. Dico di più: anche se l'opera d'arte potesse mantenere la sua totale 132

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