serva e tesoro, nel qual senso parrebbe forse che potessero intendersi le parole del divino oracolo nelle sacre carte: "Entrastù forse ne' tesori della neve o i tesori della grandine hai tu veduto?"; o pure altro non fosse il freddo che una total privazione e discacciamento del caldo. Questa ed altre curiose osservazioni da farsi sopra il magistero di cui si val la natura nel suo agghiacciare... (p. 157) C'è un'affermazione, come un motivo delle Lettere scientifiche ed erudite, che i commentatori del Magalotti ricordano continuamente: «La natura è un eterno passaggio d'una cosa in un'altra, e di quella in quell'altra, e va discorrendo, e poi rifarsi da capo». Più che giusto ricordarlo; nella nostra interpretazione, si può dedurre da questo motivo un elemento di unità, una traccia - nel pensiero, nell'esperienza, anche nell'esperienza di scrittore - che collega i Saggi alle Lettere e alle Relazioni. La forma narrativa che nei Saggi segue il discorrere della natura, e sembra provocata e di più in più confermata - anche in minimi episodi, in frammenti - dalla sua mutevolezza, una volta che si accosti alla prosa degli scritti successivi, può rivelare la linea di uno svolgimento coerente e forse un'affinità di fondo con questa prosa conversevole, che pure è intonata in tutt'altro modo. Di fatto, se si individua questo svolgimento, si comprende meglio anche il segno barocco delle ingegnose analogie che ricorrono specialmente nelle Lettere sopra i buccheri, annettendosi all'«eroico» dei «deliri» sensoriali, ai «segreti matrimoni» dei profumi, alle «allianze» delle più squisite qualità: anche per queste forme, intrecciate alle limpide strutture della prosa magalottiana, si svela la molteplice percezione della mutevolezza della natura. Già il testo dei Saggi comunicava il segreto e la verità di tale percezione, rifigurando il tempo umano di ogni espe . rienza. È questa scansione temporale, in forma narrata, a farci familiarizzare con questo libro degli albori della ricer33
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