ognuno dell'altro, una comunione che poteva trascendere le azioni contingenti per cogliere il senso globale della personalità» (nelle parole di Dickinson riportate dall'amico e «apostolo» E.M. Forster) 4 • Attraverso l'amicizia ogni individuo poteva così imparare a procedere dal «particolare» al «generale» dell'altro, entro una cornice di ricerca e salvaguardia della «sanctity» di ognuno e di tutti. Forma ufficiale di comunicazione, sempre in clima di revival platonico, era la «discussion» modellata sull'antico Symposium. In tal senso si incoraggiavano la partecipazione verbale attiva, la necessità di chiarificazione del pensiero, la costruzione razionalizzante ed argomentativa. Atteggiamenti questi che avevano già una tradizione ed una applicazione negli ambienti accademici di Cambridge, ove era pratica diffusa il far circolare tra colleghi e allievi manoscritti e stralci di lavoro scientifico, prima della pubblicazione definitiva, auspicandone così una discussione critica. Con l'arrivo dei nuovi «scholars» della reazione antiidealista, il metodo della discussione razionale ed argomentativa riceve un ulteriore impulso, si fa anzi «marca» del nuovo discorso scientifico-filosofico: da Moore (che sistematicamente disorientava i contendenti con il fatidico «what do you really mean?»), alle maniacali precisazioni verbali e concettuali di Strachey, agli inesorabili «controlli incrociati» di Keynes. (Questi tratti discorsuali avrebbero in seguito nutrito la leggenda dello stile conversazionale bloomsburiano, per i cui componenti «chiunque intratteneva opinioni che non trovavano precisa giustificazione era considerato un velleitario coltivatore di illusioni, e perciò una persona meritevole di scarsa considerazione.») Dunque, l'affiliazione di Keynes agli «Apostles» significò innanzitutto l'acquisizione di molti nuovi amici, e di una conseguente esaltazione del vincolo dell'amicizia nei termini predicati a suo tempo da Dickinson: molti degli 120
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