Il piccolo Hans - anno XV - n. 59 - autunno 1988

1. L'autobiografia dentro le «Biographies». Archeologia parentale e culturale. La tradizione della scrittura biografica, che i vittoriani e gli edoardiani seppero elevare ad «arte» e che anche John Maynard Keynes frequentò assiduamente, vuole che ogni storia individuale incominci nel nome di un padre e di una madre, e magari delle rispettive famiglie in caso di significative comparse genealogiche. Keynes, negli anni di Eton, si era ad un certo punto dedicato alla ricostruzione del proprio albero genealogico, scoprendo tra gli avi Keynes un Padre Gesuita dalla brillante vena retorica, autore nel 1684 di un «Rational Compendious Way to convince all persons, whatsoever, Dissenting from the True Religion»; ma egli non scrisse nulla della propria famiglia, né del padre John Neville Keynes, né della madre Florence Brown. E, come si sa, Keynes non lasciò di sé un'autobiografia più o meno compiuta (genere di scrittura particolarmente frequentato sia dagli «Eminent Victorians» che dalla generazione edoardiana), a parte due brevi «memorie», circoscritte a figure ed eventi della maturità, degli anni di studio a Cambridge e di quelli del suo servizio presso il Tesoro dopo la Prima Guerra Mondiale1 • Vi sono certamente, per chi voglia riflettere attorno ai profili e alle relazioni parentali numerose lettere private e i percorsi «ufficiali» dei biografi keynesiani2. Ma un percorso «autobiografico» significativo, seppure frammentato e indiretto, è quello che si legge in filigrana negli scritti 107

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