Il piccolo Hans - anno XV - n. 58 - estate 1988

una coerenza, non possiamo non vederlo, nel caso Dossi, un equivalente di questa funzione: tanto più se essa evolve addirittura in cuore dell'intreccio («l'intreccio sta nel cuore solo dell'autore»), addirittura nella verità della diegesi, assumendosi l'identità piena del personaggio: «in un libro d'umorismo il protagonista è sempre l'autore», ne è l'autoriflessività della sua voce, la contraddittorietà delle sue posizioni-soggetto, il suo stesso geroglifico; se poi il sistema degli attributi predicati per il soggetto, quel che diciamo il personaggio, non è in prima istanza che una coesistenza di denominazioni contraddittorie: una densità (così nel Màrgine), cioè a dire uno «spessore» - foss'anche uno spessore da cancellatura (nota 2377; «Il mio discorso è tutto cancellature»). Quale esperienza potrà darsi allora per un soggetto che rifugge addirittura la coerenza di una denominazione? o la certificazione di un nome proprio, o soprattutto l'identità di questo con un autore empirico, con «lui che si pinge»? «Al diavolo le autobiografie!»: l'unica autobiografia plausibile (perché unica non dereale esperienza) sarà il lavoro cooperativo di una funzione-lettore, meglio ancora, di un lettore empirico, disposto a penetrare nelle «interlinee»: a colmare il bianco fra un rigo e l'altro, riempirlo di lettura30 ; fino a che, «da lettore mutàtosi in collaboratore», egli sia «naturalmente condotto ad amar l'òpera altrùi diventata propria»31 . In questo modo, l'autobiografia si precisa quale compiersi dello spossessamento; l'autobiografia dossiana, quale la fuga stessa delle denominazioni, prive di soggetto referenziale, cioè a dire, prive di esperienza: la melanconia umoristica, ripeto, investe adesso pure il soggetto che si finge, lo depriva di persona, che non sia quella grammaticale, lo depriva di esperienza, che non sia l'accumularsi artificioso delle lingue del testo. Sole, restano le ancora sgombre interlinee di un discorso per cancellature, che sa elargirsi nello spessore della propria autonegazione, sino al dileguarsi 90

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