Il piccolo Hans - anno XV - n. 58 - estate 1988

Pisani-Dossi. La vita dei nomi Al diavolo le autobiografie! Carlo Dossi Quale sia l'oggetto implicato dal nome d'Autore; che area di referenza identifichi, dico, il dispiegamento del nome d'Autore: e a quale individuazione si appelli l'intensità del suo disperdersi; è la definizione di questo soggetto che il manifestarsi dello pseudonimo sembra isolare, a cui attinge, nella pienezza geroglifica della crisi, la vita dell'opera. Quando poi l'interferenza pseudonimica si rappresenti in una condizione autobiografica, la fuga1 di soggetto potrà volgersi nella costituzione di molte soggettività, nella simulazione di esse: «Henry Brulard» c'insegna. «Stendhal copre Henry Brulard che copre Henry Beyle» (Genette); da questa sovrapposizione di soggetti, poniamo definirsi il soggetto autobiografico pseudonimo, schizoide o guitto limite di un dipartirsi di altrove e nel medesimo posto. Soggetto privilegiato, direi, di ogni alibi imperfetto. Carattere del nome proprio sarebbe comunque, di là dal «descrittivismo» di Frege, una inevitabile ipodeterminazione di senso; anche se si esclude che non predichi nulla, denotando ma non connotando (come invece Mill), «designatore rigido» soggetto all'empiria di una qualsiasi catena storico-causale (Kripke), di certo un nome proprio non predicherebbe molto: l'embrione impreciso di senso, che esso pare contenere, deprivato dello spalancarsi delle descrizioni, subito s'imbriglia nell'univocità della referenza, nella risolutezza del far riferimento all'oggetto che 79

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