Il piccolo Hans - anno XV - n. 58 - estate 1988

Milton contro l'antico $cendi dal cielo, Urania, se con questo nome E giusto invocarti, tu la cui voce divina Inseguendo, oltre il colle olimpio io mi libro, Oltre il volo di ala pegasèa. Il significato, non il nome invoco: poiché tu Nè sei una delle nove Muse, nè sulla cima Del vecchio Olimpo dimori, ma, nata in cielo, Prima che le colline apparissero o fonte fluisse, Conversasti con l'eterna Saggezza A te sorella, e con lei giocasti Dinnanzi al Padre Onnipotente, compiaciuto Del tuo canto celestiale. Da te guidato verso l'alto Nel cielo dei cieli ho ardito presentarmi, Ospite terreno, e inalare aria empirea Che tu mi addolcivi; con pari sicurezza giù guidandomi Restituiscimi al mio nativo elemento: Ché da questo volante destriero privo di redini (come già Bellerofonte, sebbene da sfera più bassa) Scavalcato, io non cada sulla pianura Alea E lì non vaghi errando abbandonato. Una metà resta ancora non cantata, ma di confine più stretto, Nella visibile sfera diurna; Ritto sulla terra, non rapito oltre il polo, Più sicuro io canto con voce mortale immutata, Non fatta roca né sorda, sebbene caduto nei giorni cattivi. Nei giorni cattivi sebbene caduto, e delle lingue cattive; Nella tenebra e circondato tutt'attorno dai pericoli, E dalla solitudine; eppure non solo, finché tu Ogni notte visiti i miei sogni, o quando il mattino Imporpora l'oriente: governa tu ancora il mio canto, Urania, e trova ascoltatori capaci, pur se pochi. Ma conduci lontano la barbara dissonanza Di Bacco e della sua turba, stirpe Di quell'orda selvatica che dilaniò il bardo tracio 7

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