Il piccolo Hans - anno XV - n. 58 - estate 1988

sturbato da tempeste, nebbie, piogge; del pari il Misterioso Interprete mescola talvolta alla sua natura di riflesso taluni elementi estranei. «Ciò che egli dice di solito non è che ciò che io mi dico da sveglio, nelle meditazioni abbastanza profonde da lasciare la loro impronta nel mio cuore. Ma talvolta le sue parole si alterano, come il suo volto, e non appaiono quelle delle quali io mi sarei più volentieri servito. Nessuno può render conto di tutto ciò che avviene nei sogni. Io credo che questo fantasma è generalmente una fedele rappresentazione di me stesso; ma pure, ogni tanto, esso è soggetto all'azione del buon Fantasi, che regna sui sogni». Si potrebbe dire che ha un qualche rapporto con il coro della tragedia greca, che spesso esprime i pensieri segreti del personaggio principale - segreti per lui stesso, o imperfettamente elaborati - e gli presenta dei commenti profetici, o relativi al passato, tali da giustificare la Provvidenza o da calmare la forza della sua angoscia; tali infine che lo sventurato li avrebbe trovati da se stesso se il suo cuore gli avesse lasciato il tempo della meditazione. Ibid. 11 M. De Certeau, Fabula mistica, Bologna, Il Mulino, 1987, p. 264. 12 lvi, p. 245. 13 lvi, p. 247. 14 lvi, p. 245. 15 Oh, allora, se nei miei versi tardi tu perdi/ l'onda, lo slancio, la carola, la creazione,/ il mio mondo invernale che appena respira quella beata gioia/ ora, te ne affida, con qualche sospiro, la spiegazione. 16 Mite fuoco, signore della musa, la mia anima vuole; I io voglio il rapimento unico di una ispirazione. 17 Ascolta, tu che odi, odi che faccio; presta un'idea ora, fingi 18 Parla! Sussurra al mio cuore vegliante/ una parola come quando una madre parla 19 In un baleno, a uno squillo di tromba, / subito sono quel che è Cristo, 20 È il volto segreto che mi trova, è la rappresentazione/ del suo sé repentino che si lancia nell'orecchio e l'empie.// Oh, lasciate che egli con le sue arie angeliche m'innalzi e mi deponga! 21 Mi rendo conto che una rivista come la Nouvelle Revue Française esige un certo livello formale e una grande purezza della materia, ma, a parte ciò, la sostanza del mio pensiero è dunque così intricata e la sua bellezza generale è resa così poco attiva dalle impurità e dalle indecisioni di cui è permeata che non giunge a darsi un'esistenza letteraria? Qui è in gioco tutto il problema del mio pensiero. Si tratta per me di sapere se ho, o se invece non ho, il diritto di continuare a pensare, in versi o in prosa. A. Artaud, Oeuvres Complètes, I, Paris, Gallimard, 1970, pp. 31-32. 22 R.M. Rilke, Lettere a un giovane poeta, Milano, Adelphi, 1980, p. 14. 23 N. Frye, Il grande codice, Torino, Einaudi, 1986, p. 24. 24 Ivi, p. 121. 25 lvi, p. 125 26 lvi, p. 129. 27 J. Starobinski, Tre furori, Milano, Garzanti, 1978, p. 54. 28 N. Frye, cit., p. 119. 2 9 J. Starobinski, cit. p. 55. 3 0 N. Frye, Anatomia della critica, Torino, Einaudi, 1969, p. 289. 57

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