Il piccolo Hans - anno XV - n. 58 - estate 1988

mo a capire cos'è. Saremo mica condizionati dagli interessi del momento? Decidiamo di rivolgerci al catalogo, che - perbacco - è una fotografia oggettiva: a p. 54 dice che si tratta di un cane, probabilmente un maltese, ma la cosa non ci convince e allora ricorriamo al catalogo della mostra precedente: a p. 49 dice che forse si tratta di un riccio, e allora ci arrendiamo. Evidentemente, la natura dell'oggetto risulterà chiara solo l'anno prossimo, quando il bibliotecario - che ha più fantasia, e anche più complicità con le carte - avrà escogitato un altro titolo. A vedere le stesse cose bisogna tornare infinite volte, in Laurenziana. Oppure bisogna sperare nella compilazione di bestiari più precisi. Marco Papa ne ha recentemente proposto uno (Animalario, Theoria, 1987), che va accolto con soddisf azione perché - a tacer del resto - dopo il Manuale di zoologia fantastica di Jorge Luis Borges (trad. it. Einaudi, 1962) sembrava impossibile tornare a cimentarsi con siffatti inventari. Lo stesso Borges, che nel 1967 aveva voluto aggiornare il Manuale (trad. it. Il libro degli esseri immaginari, Theoria, 1984), era andato incontro a un mezzo f a llimento. Alla precisione e alla leggerezza del Manuale sono infatti seguite l'approssimazione e la prolissità del Libro. Il delicato mondo del Goofus bird, malinconico uccello che vola all'indietro «perché non gli importa del posto dove va, ma di quello dove si trovava», s'è arricchitosi fa per dire - di scontati pigmei, draghi, elfi, silfi, gnomi, ninfe, fate, satiri e di sbiadite - e sbagliate - hochigan, scimmie che «potrebbero parlare, se volessero, ma hanno deciso di mantenere il silenzio per timore di essere obbligate a lavorare». Sbiadite perché appartengono alla storia della scienza e sbagliate perché vennero partorite dalla tradizione opposta a quella, cartesiana, cui Borges le attribuisce. A volte Papa risulta eccessivamente debitore di testi precedenti: esordisce, per esempio, con il mirmicoleone, 200

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