ra distrugge il suo ambiente, distrugge se stessa... Tuttavia... il Potere non premia e non punisce, non ha 'potere' in questo senso: per dirla con la Bibbia, 'tutte le cose cooperano al bene di coloro che amano Iddio'. E, viceversa, di coloro che non lo amano»17 • Questa concezione di un'azione che riesce a meritarsi la grazia del successo in quanto colui che agisce non si oppone ai meccanismi dei sistemi di cui è parte, ma impara a modificarli sfruttando le loro stesse «leggi», è analoga al principio taoista «wu wei», agire non agendo: per cambiare le cose occorre deporre l'hybris del progetto, riconoscersi sconfitti prima ancora di combattere, ottenere la vittoria arrendendosi all'inevitabilità dei processi di cui si è parte e sfruttandone le «direzioni» di sviluppo. Ecco perché non ci si può illudere di fermare il disastro ecologico staccando la spina, «tirando il freno di emergenza»: lo sviluppo tecnologico è divenuto un processo del tutto autonomo dalle scelte dei singoli operatori economici, e scientifici, e se ne potranno limitare i danni solo se si troverà il modo di utilizzare a questo fine la sua stessa terribile inerzia. Ecco perché non si distrugge la logica del dominio contrapponendo il progetto rivoluzionario al codice del potere: il sistema politico non è costituito di persone, di individualità empiriche, ma di codici, di una rete complessa di interazioni fra parti di persone; colpire il cuore dello stato è un'illusione, occorre imparare a sfruttare la viscosità degli stessi apparati istituzionali per dirigerli in direzioni diverse da quelle previste dal loro ruolo storico. Ecco perchè non si ottiene la pace dichiarando guerra alla guerra: la coppia amico/nemico opera a un livello sistemico che trascende ormai l'intenzionalità degli stati nazionali, dei partiti politici e delle classi sociali, ma è la stessa dismisura del codice dell'inimicizia che dischiude forse oggi per la prima volta la possibilità di comprendere l'inutilità della guerra. Carlo Farmenti 184
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