Il piccolo Hans - anno XIV - n. 56 - inverno 1987

Trincea, prigionia - "umanità di lingua italiana"· I Censura e macerie Aneddotica di pace (ultimi tempi), «eleganza e leggerezza (nel senso prevalente di levità)» inconfondibilmente viennesi, come ricorda d'averle apprese Gianfranco Contini da conversazioni con amici: il giovane Leo Spitzer, che, il sabato mattina, terminata la passeggiata sul Prater e «lasciato il destriero al palafreniere», si recava in tenuta di cavallerizzo, «tintinnante di speroni», al seminario del grande filologo Wilhelm Meyer-Lubke1 ; Spitzer che fa in tempo a diventare Dozent, ma forse non fa in tempo - è l'anno di vigilia 1913 - a capire quanto poco sarà sopportato dalla comunità accademica del suo paese, anche se già sa che non sarà capace di sostenere, per la carriera, la gara dell'«ostinazione» e della «chiusura mentale»2 . Negli anni della prima guerra mondiale, dal 1915 al 1918, Leo Spitzer diresse, negli uffici di Vienna, un «gruppo di censura» che si occupava di corrispondenza militare in italiano. Anche dopo, a guerra finita, quando parlava di quel suo lavoro, il linguista Spitzer si restituiva, con parole in grigia uniforme, alla ripetitività e ai passaggi gerarchici della macchina militare bùrocratica di cui aveva fatto parte per più di tre anni: «I singoli censori 31

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