morte, e indicò l'esteriorizzazione di questa nell'aggressione e nella violenza distruttiva. La delusione della guerra permetterà a Freud una delle scoperte fondamentali della psicoanalisi, cioè che «quel che vi è di primitivo nella psiche è imperituro»10 : nello stesso modo in cui non c'è una sola città di Troia, come illusoriamente credette di scoprire Schliemann, ma strati successivi appartenenti a città di diverse età e periodi, così le trasformazioni pulsionali, sulle quali poggia la guadagnata attitudine alla civiltà, non significano la scomparsa dei moti pulsionali più primitivi. Così come ci è permesso, attraverso la ricostruzione dei reperti archeologici, di risalire dalla loro struttura alla loro funzione, l'accumulazione e la conservazione dei resti di esperienze psichiche passate ci permettono di svelare i meccanismi di funzionamento della vita psichica degli uomini e di arrivare a una migliore conoscenza di essi. Se è pur vero che la civiltà si fonda sulla rinuncia alla soddisfazione pulsionale, ogni rinuncia all'aggressione non sopprime l'istinto resistente, e solo mediante la rimozione verrebbe evitato il suo riaffiorare. In questa logica si può affermare che la sete di conoscenza degli uomini ha comportato una volontà di dominio della natura che si è tradotta per lo più in una distruzione e mortificazione della natura. Il prodotto finale del processo di incivilmento, così come lo ha pensato Freud, dovrà essere l'instaurarsi di una intolleranza costituzionale ·all'orrore della violenza e della guerra, non solo per ragioni intellettuali e morali, ma soprattutto per l'erigersi di una barriera estetica che, pur non sopprimendo la pulsione di morte, ne eviterà la sua trasformazione in aggressività distruttrice. Se è certa l'esistenza di un nesso tra «scelta del gusto e scelta morale», la dichiarazione di Freud in questo senso, sembra indirizzata a sostenere la necessità di una formalizzazione della vita degli uomini, che permetta sì l'affiorare dei re200
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