Il piccolo Hans - anno XIV - n. 56 - inverno 1987

da ambo le parti: essa pietrifica diversamente, ma ugualmente, le anime di quelli che la subiscono e di quelli che la usano. Tale proprietà tocca il più alto grado in mezzo alle armi, dal momento nel quale una battaglia si orienta verso una decisione. Le battaglie non si decidono tra uomini che calcolano, combinano, prendono una risoluzione e la attuano, ma tra uomini spogliati di queste facoltà, trasformati, caduti al livello della materia inerte che non è che passività, come cieche forze che non sono che impeto. È questo il segreto ultimo della guerra, e l'Iliade lo esprime paragonando i guerrieri all'incendio, all'inondazione, al vento, alle bestie feroci, a qualsiasi causa cieca di disastro, oppure agli animali paurosi, agli alberi, all'acqua, alla sabbia, a tutto ciò che è mosso dalla violenza delle forze esterne»30 • Raggiunto questo culmine, le sequenze metaforiche rimangono colpite come da una sincope che le fa cessare; sfiorano forse il turbine, la vertigine, la perdita dei sensi da cui il pensiero ha luogo. La passività della «forza» estermina il senso, lo proietta fuori dai termini in cui lo si concepiva; assumendo la forma dell'estremo da-pensare, la guerra coincide con l'impensabile, con l'agonia del pensiero: la metafora assoluta diventa «antimetafora assoluta»31 . Ma la nudità dell'antimetafora assoluta non ammette che penultime immagini-figure che l'annunciano senza poterla rappresentare: ad esempio la Resurrection of Soldiers di Stanley Spencer, sinistro paesaggio di. croci e lacerti di corpi vivi che si rigenera dalla sua devastazione, in bilico tra pietà ed orrore. Gianfranco Gabetta 142 . --

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