Il piccolo Hans - anno XIV - n. 56 - inverno 1987

taforica interessa infatti la solidarietà tra wissen e konnen, scientia e potentia, luogo cardinale dell'immaginario tecnico della razionalità moderna, da Bacone in avanti. La compatta barriera concettuale, difficile da di- . stricare, dei transiti tra guerra e gioco, che si è inteso talora racchiudere sotto l'egida dell'«agonale», implicante un corredo di tattiche, strategie, offensive, conflitti, aggressioni e difese, e che pure irriga il testo filosofico anche nei luoghi meno sospetti27 , è venuta logorandosi, soggiacendo ad un'usura che ha portato in primo piano il «giogo» passivo della guerra, l'anonimo intrigo in cui stringe agente e paziente nella forza cieca dell'impeto. La classica analogia di Clausewitz tra guerra e «carte da gioco», sul metro comune del «gioco di possibilità», e l'accento sulle doti strategiche che negoziano abilmente col peculiare «attrito» della guerra28 , si rovescia nell'accento s�ll'«aorgico», sul bellum intestinum ch'è materia informe del sistema, ch6ra passiva che sfocia in figure enigmatiche e originarie come l' asystasia29 • Quanto più entra in gioco il pensiero, rispetto alla topica schellinghiana del sapere, tanto più il nodo della guerra perde in traducibilità concettuale ed assurge a «metafora assoluta» situandosi in corrispondenza con interrogativi cruciali risolti (non composti) sul nascere. La compresenza di queste metaforiche disegna quindi come un cono, il cui vertice concen­ �ìra la massima densità metaforica disperdentesi, via via che ci si approssima alla base, al limite della letteralità della consunta topica strategica. Ma in tale concentrazione metaforica, la guerra paradossalmente prende corpo, infrange l'involucro linguistico per traversare sanguinosamente il suo referente reale. «Viene un giorno nel quale la paura, la sconfitta, la morte dei compagni amati fa piegare l'anima del soldato sotto la necessità. La guerra cessa allora di essere un gioco o un sogno; il guerriero comprende alfine che essa esiste realmente. È una realtà dura, infinitamente troppo dura per poter essere soppor140

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