Il piccolo Hans - anno XIV - n. 56 - inverno 1987

rimandare il momento di prendere la metropolitana, di sospendersi a un bello lucente e periglioso (più luci!) in cui spiccano alcuni colori (giallo, rosso) in un impasto di luce e di ombra che sfocia infine nel concretizzarsi di una luce buia o di un buio luminoso: il neo(n) scuro. Il «sublime» è questo, una luminosità vicinissima alla perversione (la quale non tollera «sconti»)2 che esalta una fioritura mentre lascia gravitare minacce di follia e di morte. Due tulipani in un vasetto nel film di Ernst Lubitsch Partita a quattro che nel 1933, l'anno stesso dell'avvento di Hitler, impensabilmente negli stessi giorni, esalta nel modo più grazioso la promiscuità sessuale cui l'attrice, tra il marito e due amanti, non intende di rinunciare. Il giallo, il rosso, gradazioni del sole, evocano l'immagine paterna. Le ritroveremo nel legame che si evidenzierà tra gli attributi della figura del padre e la nostra nevrosi di'guerra in tempo di pace. Un colore copre la paura (giallo - thriller), mentre qual-. cosa sta per scoppiare. La fine della prima guerra mondiale giunse troppo presto per Sigmund Freud. Come scrisse a Sandor Ferenczi il 17 novembre 1918: «Anche la nostra psicoanalisi ha avuto poca fortuna. Non appena il mondo cominciava a interessarsene a causa delle nevrosi di guerra, arriva la pace, e per una volta che ci imbattiamo in una fonte di tranquillità, questa si estingue subito. La sfortuna accompagna regolarmente la vita. Il nostro Regno non è evidentemente di questo mondo».3 Al di là della desiderata pace, la conclusione del conflitto gli sottrasse infatti un oggetto di studio al quale teneva più di quanto non lascino intendere le due brevi note che gli dedicò: l'introduzione al libro Psicoanalisi delle nevrosi 14

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