Il piccolo Hans - anno XIV - n. 55 - autunno 1987

7. Il fantasma è un prodotto della teoria psicoanalitica e nello stesso tempo un produttore d'altra teoria. Secondo osservano Laplanche e Pontalis, esso tende ad apportare una soluzione a ciò che si presenta al bambino come un enigma fondamentale: nella scena primaria è raffigurata l'origine del soggetto. Siamo qui ai fantasmi originari, cui Pontalis ha dedicato uno studio; ma siamo anche al punto in cui l'effetto di irradiazione del concetto spinge a compiere qualche passaggio non del tutto arbitrario. Il romanzo non si potrà configurare, sotto certi aspetti di funzionamento e di struttura, come un Urphantasie, un fantasma originario di ritorno? La definizione del fantasma originario come «scénario à entrées multiples» (Laplanche-Pontalis), nel quale non è detto che il soggetto trovi di colpo il proprio posto, è suggestivamente, se si vuole: pericolosamente, trasferibile al romanzo; la cui natura sembra abbastanza richiamata dal doppio carattere del fantasma: «absence de subjectivation- presence du sujet dans la scène...» Se il fantasma non è tanto l'oggetto del desiderio, quanto scena, ossia cattura dentro una sequenza d'immagini, senza, come si è detto, una distinzione fissa di ruolo; il passo successivo nella sovrapposizione (ipotesi di lavoro!) fantasma/romanzo, può essere orientato da quest'altro rimarco: che entrambi si connettono con un particolare rapporto con la realtà. Un paragrafo del citato lavoro di Laplanche e Pontalis, toccando l'epoché della regola analitica: dire tutto, e dire soltanto, acquista una portata illuminante. «Elle (la regie) n'est pas suspension de la réalité des évenements extérieurs au profit de la réalité subjective... Elle crée un champ nouveau, celui du dire... L'homologie du champ analytique avec le champ inconscient dont il doit susciter l'émergence ne tient pas à leur commune 'subjectivité' mais à la parenté profonde de l'inconscient avec ce 166

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