Il piccolo Hans - anno XIV - n. 55 - autunno 1987

to sollevare il concepito dal regno, ancora seminale, degli insetti. È il fulmineo piccolo caso esposto alla lettera 152 · della raccolta. E si capisce così perché un'ombra di ebraismo ricada sempre sull'analista. Questo lo rende infatti, malgrado il suo essere contro ogni parvenza di elezione, garante e pegno di un certo grado di predilezione e di destino. «Se tutto è designed, nota Darwin in una sua lettera, certamente anche l'uomo ha da esserlo»: lo attesta la sua propria «coscienza interiore», solo che questa coscienza interiore è, Darwin già lo sapeva, una falsa coscienza, «a false guide»7 (C. Darwin ad Asa Gray, Down, Dee. 11, 1861). Clinicamente, il vantaggio cui il nevrotico mira, difendendo così il disegno, e che in qualche modo ottiene è di poter barattare ogni piccola concessione, ogni più piccola rinuncia al disegno appunto che dovrebbe presiedere alla sua vita, con un'equivalente misura di paranoia: se non è predestinato sarà incompreso, se una vocazione non lo chiama la sua grandezza trapelerà nella lieve depressione periodica o in punte di esaltazione. Ogni analisi è dunque una traversata del Disegno. E la guarigione si misura dalla dimissione di quel residuo della primitiva, originaria, abilità di disegnare, provata spesso da un solo disegno, che è la silhouette8 con tutta la straziante carica di nostalgia che si porta dietro per una produzione, per una creazione senza sforzo. D'un sol tratto. A opera degli angeli. Ma «dinanzi alla mèta gli dèi hanno posto il sudore». La questione del disegno riguarda dunque l'origine, nella sua faccia volta verso la psicosi, e la creazione, in relazione alla morte. Come la credenza nella «creazione continua» comporta la micidiale conseguenza di permettere la distruzione non solo di sempre nuove specie viventi ma delle stesse condizioni di continuazione della vita sulla terra, così il 15

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