Il piccolo Hans - anno XIV - n. 54 - estate 1987

essere letto», nelle «lacere reliquie» che espone. La natura presenta i caratteri di un alfabeto che però non può più essere decifrato; non potendo esser letta, rischia di essere nulla: non illustrazione di una norma morale preesistente, come fino a poco prima era stata; non essa stessa norma di vita morale, come tra poco sarà. E anche il linguaggio concettoso, emblematico, che la descrive, è spia di una fase terminale dell'evoluzione linguistica: nell'emblema, che la presenta strettamente legata a un'immagine, la parola ritrova una fittizia trasparenza. Appare ancora per un istante come cosa-in-sé, chiusa all'interpretazione. Sull'indistinto della segnatura, il Cavaliere del Bene apre una traccia, imponendo la distruzione. Il suo gesto è simile a quello dei conquistadores, che vedendo il Nuovo Mondo sotto il velo della metafora edenica, devono distruggerlo per imporgli un senso. Nella critica, anche recente, c'è imbarazzo, uneasiness, per questa che facilmente appare una reazione di orrore puritano di fronte alle manifestazioni di un'attività sessuale fine a se stessa. Tuttavia, nel poema di Spenser non mancano momenti di gioiosa e franca sensualità. Sicché a dare scandalo ai critici è piuttosto l'accanimento con cui lì la bellezza è devastata negli oggetti che la manifestano: mentre invece è giusto che sia la menzogna dell'arte a venir cancellata - che la distruzione di quella menzogna fornisca alla favola il suo tema - perché è proprio in quella·menzogna che trova spazio il gioco osceno di animato e inanimato. È lì che l'opera appare ancora in contiguità con l'essere, suo ibrido e menzognero prolungamento. Dopo - quando anche l'ultimo paradiso sarà stato eliminato, da Milton - l'antinomia verità/ menzogna relativamente all'opera d'arte cambierà radicalmente di segno: il carattere di finzione diverrà un motivo interno dell'opera, e avrà la funzione di segnalare, per contrasto, la verità dell'esperienza vissuta - una verità particolare e contingente dunque - 69

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