Il piccolo Hans - anno XIV - n. 54 - estate 1987

La natura si anima e, ancora un passo, ed entriamo nel giardino che abbiamo creato. Ora il giardino ha più dimensioni, e diversi aspetti. L'acqua lo attraversa, le fronde lo catalogano, i ruderi di statua lo riportano indietro nel tempo e arricchiscono il suo sottosuolo di archi misteriosi. Ma nella natura è entrato il nostro lapsus. Questo meccanismo, più banale, e apparentemente superfluo rispetto agli altri due che regolano l'apparato psichico, è invece ciò che, con le statue, testimonia dell'antichità del terreno. Lapsus è l'apparire accidentale, e frettoloso, di un moto più ampio, lento e silenzioso, che è la pulsione di morte. Nuovi giardini si compongono. Il grande fungo di Chernobyl, e l'abitudine a frequentare la morte inciampa nel più facile dei meccanismi.L'acqua fredda della Manica, e il traghetto inglese vi affonda, nel piccolo vortice, ottant'anni di psicoanalisi passati inawertiti, nella consuetudine a tralasciare ogni giorno la cura di un particolare di più. Il lapsus aderisce a un nuovo ordine, la sera, aprendo la finestra, se ne coglie nella lucentezza l'inscape della catastrofe, e da lì ci minaccia. Virginia Finzi Ghisi NOTE 1Cfr. Finzi S. , Seminario 1986-87: «Presentazione di casi. Evoluzione della clinica freudiana dagli studi sull'isteria a 'Psicogenesi di un caso di omosessualità femminile'». 6

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