Il piccolo Hans - anno XIV - n. 54 - estate 1987

Nessuna difficoltà, quindi, a tralasciare certi lavori monumentali e a preferire quei pochi appunti frammentari e incompleti rimastici come testimonianza del progetto di Melanie Klein di estendere, ormai quasi ottantenne, la propria Autobiografia.2 Iniziato nel novembre 1959, uno anno prima della morte, questo ultimo scritto kleiniano, dall'andamento onirico e dal tono melanconico, alterna ai ricordi d'infanzia dell'autrice i momenti più significativi del suo ingresso nel mondo psicoanalitico. E sebbene in questa alternanza la nostalgia per l'infanzia rimanga motivo costante, sino a divenire a conclusione dell'abbozzo autobiografico candida ammissione di Klein: «darei qualsiasi cosa per ritrovarmici un giorno», non mancano gli spunti attraverso i quali ricostruire - con le questioni ivi connesse - la vivace Società di Psicoanalisi Ungherese e la Berlino del «Policlinico». Le pagine di vita si trasformano così in documento di storia per chi voglia soprattutto riflettere sulla costruzione della teoria nell'autrice che, a buon diritto, si considera responsabile dell'invenzione della psicoanalisi dei bambini nonché fondatrice della «scuola britannica». Vedremo come la parole di Klein ci invitino alla considerazione di una tappa decisiva e di snodo per il movimento psicoanalitico. Cosa accade cioè se un sapere inconscio nel passaggio arbitrario a sapere dell'inconscio si fa teoria e, in questo contesto, come diversamente si vada a connotare la formazione dello psicoanalista. Ma se a motivarci a presentare questo inedito è allora la teoria e non la biografia, che cosa può, una volta reperito così fortunosamente a Londra lo scritto kleiniano, spingerci a tornare a Vienna? 196

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