Il piccolo Hans - anno XIV - n. 54 - estate 1987

tutto ad un deperimento del soggetto (così sempre per chi fa appartenere il soggetto al mondo), tanto da finire col confondersi nella mente di Watt con una storia narrata da un altro, «an istant in the life of another, ill-told, illheard, and more than half forgotten». 47 Questo «incident», seguito da altri similmente «of great formal brilliance and indeterminable purport», testimonia della pervicace volontà di Watt di asservire la logica a precedere l'esperienza del che cosa è, ostinata volontà conglobativa del soggetto nel mondo; Watt could not accept them for what they perhaps were, the simple games that time plays with space, now with these toys, and now with those; but was obliged, because of his peculiar character, to enquire into what they meant, oh not into what they really meant, his character was not so peculiar as all that, but into what they might be induced to mean, with the help of a little patience, a little ingenuity.48 Su questi giochi spazio-temporali dei quali si ricerca il che cosa, Watt è allora costretto a saggiare i simboli e provare interpretazioni, giusto lui «who had lived, miserably it is true, among face values all his adult life, face values at least for him»49 • Perché da Watt, per cui «to explain had always been to exorcize», [Spiegare era sempre esorcizzare] in virtù della sua furia conoscitiva (e che, dunque, alla lettera è verbale) non può essere accettato che nulla- con la stessa consistenza ed evidenza di qualcosa- sia accaduto, cioè, come si è visto, che al che cosa è si sostituisca il come è. Così, questa furia conoscitiva che fruga dappertutto, che vorrebbe frugare dappertutto, si esercita essenzialmente in tautologie e contraddizioni; lo spazio logico o viene interamente, infinitamente lasciato alla realtà o viene riempito totalmente, senza lasciare alcun punto alla realtà. Da ciò, la dissoluzione del nesso segnico ri142

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