Il piccolo Hans - anno XIV - n. 54 - estate 1987

NOTE 1 Dopo «Il disagio dell'albero: dialogo parallelo di G.M. Hopkins», apparso nel n. 48 della rivista, e «I sonetti 'terribili' di G.M. Hopkins» apparso nel n. 51/52, concludiamo ora il nostro percorso dentro l'opera del grande poeta «vittoriano». Le poesie sono sempre citate seguendo la numerazione introdotta da C. Williams nella sua edizione del 1930, e mantenuta dal Gardner nell'edizione dei Poems London 1948 e nella traduzione italiana a cura di Augusto Guidi, Guanda 1965, da cui preleviamo le traduzioni riportate in nota. 2 TheJournal and papers ofG.M. Hopkins, London Oxford University Press, 1966, pp. 12; 25; 31. 3 «Carne e vello, pelo e penne,/ erbe e fronde tutt'insieme: / il tordo con gli occhi di stelle/ e con il petto di fragola// sul suo serto d'uova azzurre come bugule, / tenui, vi modella e vi scalda entro la vita;/ e uccelli e bocci si gonfiano/ nel guscio, nel bacello, nella zolla.» 4 «Un'aria cordiale incappucciava quella cortese gente, / come ala materna un serto d'uova,/ o miti notti i germogli nuovi in primavera: » 5 «Cova il curvo mondo lo Spirito Santo, / con caldo petto, con ali splendenti.» 6 Pozzi G., La parola dipinta, Milano, Adelphi, 1981, p. 316. 7 «E ancora cova il silenzio ininterrotto/ mentre corrono le età e gli eoni,/ come al principio, che sopra caotici flutti/ si librava lo Spirito, avanti che il sole/ avesse convocato gli umori mutevoli delle stagioni,/ e conquistasse i primi germi di vita alla morte.» 8 «E quando la pace posa, essa viene per compiere il suo lavoro,/ non viene per turbare, ma viene per covare e restare.» 9 Il riferimento è sempre al più completo studio su Hopkins: Gardner W.H., Gerard Manley Hopkins, 2 voll., Martin Secker & Warburg, London, 1944 e 1949. 10 «Margherita, ti rammarichi/ che a Goldengrove cadono le foglie?/ tu, con i tuoi freschi pensieri, le foglie/ come le cose dell'uomo le curi, le puoi curare? I Oh! maturandosi, il cuore diviene/ più freddo, a poco a poco, a queste viste I né serba un sospiro, anche se a terra le spoglie del bosco I giacciono, monti di foglie sfatte; I e tuttavia piangerai e saprai perché.» 11 «Terra, dolce Terra, dolce paese: foglie folte,/ pendula, umile erba, che al cielo ti appelli / senza labbro per difenderti, senza cuore per sentire; I che puoi soltanto esistere, ma esisti lungamente; Il tu puoi soltanto essere, ma questo fai bene; forte/ è la tua causa con colui che così divise, anzi divide/ la tua valle amena, e così dispone si snodi il tuo fiume, I tutto abbandonando alle torture e al torto.» 12 «Ove, se la terra non prendesse il suo bagno/ d'azzurro a mitigare il fuoco,/ il sole vacillerebbe,/ fosca accecante sfera/ cinta di tenebra,/ e tutte intorno roterebbero le fitte stelle, / folgorando come grani di carbone,/ schegge di quarzo, cristalli di sale,/ nella vasta infetta volta.» 13 «Cosa sarebbe il mondo, orbato delle acque,/ delle selve; oh conservatele,/ conservate le selve, le acque, / vivano sempre le erbe, le erbe selvagge.» 113

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