Il piccolo Hans - anno XIV - n. 53 - primavera 1987

gine senza perdita di informazione verbale. Nella coscienza del lettore occidentale il termine calligramma è legato spesso al nome di Apollinaire che ha dato questo titolo alla sua raccolta di poesie, ultimata nel 1916 e pubblicata nel 1918. In una lettera scritta al suo critico, André Billy (citata da Michel Butor nella Prefazione alla edizione del 1966 di Calligrammes ), Apollinaire qualifica il suo metodo come «precisione tipografica» e lo considera come il coronamento del verso libero che prosegue la sua logica liberandosi dalle costrizioni tipografiche. Vuole in pari tempo avvicinare l'arte poetica all'arte grafica, tendendo la mano ai suoi amici, i pittori cubisti, che integrano nella pittura parole e lettere (Les peintres cubistes, Paris, Figuière, 1913). La raccolta Calligrammes contiene, tra le altre, alcune poesie che con la disposizione dei versi rappresentano visivamente l'oggetto in questione. Per esempio, le linee parallele oblique della poesia «Il pleut» descrivono e contemporaneamente rappresentano la pioggia. La poesia «Douces figures poignardées» traccia i contorni di una colomba con la testa piegata a sinistra. Nella stessa pagina, i versi di «Tous les souvenirs de naguère» seguono il fiotto di un getto d'acqua che piange sul dolore del poeta. Le parole di «Un cigare allumé qui fume» salgono dolcemente. 'Questi giochi grafici di autorappresentazione caratterizzano una quindicina delle 83 poesie del ciclo dei Calligrammes. La tecnica dei calligrammi ha trovato numerosi continuatori nel corso del ventesimo secolo. Hollander rappresenta, in uno dei «Five shaped poems» un cigno i cui contorni si riflettono nel lago. Eugen Gomringer ricostruisce la Torre di Londra con l'aiuto delle parole flow, show, grow, go. Gyula Illyés ricorda ai lettori, nella poesia «Repulò» (Aeroplano) un modello precoce di aeroplano. 74

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