Il piccolo Hans - anno XIV - n. 53 - primavera 1987

ma, o almeno così dovrebbe essere, contro l'interpretazione di una fine dell'analisi rivelazione del desiderio, nella coesistenza dei due disegni che abbiamo rilevato nel luogo della fobia: quello simile alla pianta del Dazio del piccolo Hans, che dà la struttura del luogo della fobia con il posizionamento della barriera, una «barriera molle»7 , e quello che traccia il circolo pulsionale, rappresentato nel caso del piccolo Hans dal disegno della giraffa, dalla cui coesistenza, nel mantenimento della eterogeneità, nasce appunto il soggetto. Nella barriera che divide il nome del padre, di cui il soggetto diviene metà, e nella chiusura del cerchio della pulsione, essa lo genera. E lo genera in quanto disegno, in quanto rappresentazione e il fatto che nasca dal suo completamento impedisce che lo stesso soggetto ne sia anche causa. Entrambi i disegni costituiscono una rappresentazione che ha la funzione di raffreddare il godimento paterno, di coagularne l'ambigua spinta, ambigua e minacciosa, un inanimato che si presenta vivente, un vivente ridotto a seme e sperma, e non è un caso quindi che a chiusura della Gradiva sia posta la geometria come analogia della sessualità, analogia capace di evocare nel piccolo Goethe il terrore e l'orrore al solo ricordo di un cilindro e di un cerchio: in questo caso si è «congelato» l'atto vivente capace di dare la morte, che è il godimento del padre, ma non il soggetto si è determinato ma la semplice rappresentazione dell'atto stesso del generare. Ed è questa rappresentazione quella che, pericolosamente, si affaccia al termine della latenza, quando l'altra rappresentazione composita non è ancora stata riesaminata. Qual è lo scarto? La differenza, in una funzione apparentemente simile, sta appunto nel rispetto o nel ripudio delle teorie sessuali infantili. Nel luogo della fobia queste teorie nascono e trovano la loro rappresentazione nel momento stesso in cui l'ap39

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