Il piccolo Hans - anno XIV - n. 53 - primavera 1987

non consegue che quello di Marco è più piccolo. L'ingrandimento non permette qui di ridurre l'angoscia di un confronto che vede Marco testa a testa col padre, che chiama sempre col nome proprio, come un pari. L'identificazione è resa perciò solo più immediata. E ne nasce un altro discorso. Marco riferisce che andrà con A. (nome del babbo) in città a farsi tagliare i capelli. Ma soprattutto si compiace nel raccontare che in città i capelli li mettono anche, come ha visto da una pubblicità cinematografica di una ditta che applica parrucchini. Questo argomento lo attira e lo induce a riprenderlo ripetutamente. Uno dei motivi per cui gli psichiatri disprezzano spesso la psicoanalisi e si negano all'impiego di metodi psicoterapici con gli psicotici mentre volentieri ritornano ai farmaci o a tecniche di manipolazione comportamentistica (tanto sono psicotici!), sta nel fatto che nella psicosi verità e genitalità tendono a coincidere. Lo psicotico fa dei passi nella direzione della verità che lo causa ma su questa strada l'interpretazione non lo può seguire giacché è allo stato di seme che la genitalità lo riconduce saltando la cerchia della sua soggettivazione. La vita dello psicotico si è separata anticamente dalla sua ragione e questa ragione esiste ma conservata, secondo la mirabile intuizione di Ludovico Ariosto, a una distanza equiparabile a quella che separa la terra dalla luna, in un'ampolla che corrisponde alla sacca, al Grande Vano Unico, l'alloggio mitico di cui il nevrotico sogna ma che allo psicotico è il condom in cui il suo delirio coabita col godimento interminato del padre. Da qui l'impasse e la rinuncia dello psichiatra, stanco di pagare con regressioni e passaggi all'atto ogni brano di interpretazione riuscita. A un'«interpretazione secondo la protesi» avevo dedicato un mio seminario in Spagna che agli organizzatori parve solleticare nel titolo un certo risolino... Giustifica19

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