Il piccolo Hans - anno XIV - n. 53 - primavera 1987

... un giorno io avrò le loro medesime armi, il fucile, la baionetta, e mi pavoneggerò, se non proprio davanti alle donne di servizio, ma certo ai loro corrispettivi del mio 'grado sociale': saranno donne stupende, che suonano il piano, cantano in inglese, e dipingono dei cagnolini appena nati»42 . Di Remarque, di Comisso, di Gadda, dei diari Nell'articolo intorno al quale ci stiamo aggirando, Gadda non annovera, tra le cause che lo inducono a concludere sulla «Impossibilità di un diario di guerra», il fatto di non essere, o di non sentirsi, come egli scrive, «un Remarque e nemmeno un Comisso», scrittori che afferma di ammirare: e il riferimento, ovviamente, è ai loro libri sulla guerra mondiale da poco trascorsa. Eppure, aggiunge di riconoscere «nelle mie notazioni 'de bello' alcuna somiglianza or con l'una or con l'altra delle affermazioni loro»43 . La temperie interiore in cui scriveva il suo articolo era quella, per Gadda, in cui andava elaborando e pubblicando i suoi racconti e le sue prose «di guerra», poi raccolti nel Castello di Udine; e reiteratamente, in seguito, i materiali che ritroveremo, quando a sua volta sarà pubblicato, nel Giornale di guerra e di prigionia, gli daranno spunto per motivi, pagine, immagini che si innestano a giusto titolo tra i suoi massimi risultati di scrittura. Il nodo, forse è proprio qui. Senza volere meccanicamente applicare la ipotesi freudiana dei «tre tempi» della elaborazione fantastica e della sua attinenza con le modalità della produzione letteraria44 , sembra che ci si possa, quanto meno, interrogare su quanto giochi, nella forma diaristica - quando questa non sia una mera finzione letteraria, ma si configuri come una «registrazione 187

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