Il piccolo Hans - anno XIV - n. 53 - primavera 1987

un sacro diritto la nostra reale partecipazione alla guerra. Fomasini Emilio, Gadda C.E., Luigi Semenza32 È pressoché certo che la lettera sia stata scritta proprio da Gadda, che era, tra i compagni studenti di ingegneria, il «letterato». Del resto, egli vi si riconoscerà in pieno, dopo molti anni, nello scritto che andiamo esaminando. Non apparterrà, cioè, alla schiera di coloro che in una nota apposta per la pubblicazione in volume definirà «volontari... pentiti»33 (i puntini di reticenza sono un suo modo di sottilineare). Non è questo il suo caso. Anzi il suo interventismo - ribadisce lo scritto - ha antiche radici: «è stato questo [del sentirsi soldato] l'orgoglio vero, fondamentale, istintivo della mia costituzione e della mia vita: insito nel mio midollo spinale, nel còccige, nei calcagni: quando ragazzo andavo al tiro a segno là in fondo al viale della Cagnòla; poi quando partecipavo (nell'inverno '14-'15), con un fucile vero anche lì, se pure modello '87, alle esercitazioni del battaglione Negrotto; quando partii recluta del 1° Granatieri, vestito come un vigilato speciale, con quindici lire in tasca; quando vidi il Bollettino del Ministero della Guerra con su il mio nome, la mia nomina, la mia destinazione al 5° Reggimento Alpini: a pagina tale, colonna tale. Allora un fremito intenso mi pervadeva, una orgogliosa delizia, che anestetizzò l'anima, liberandola di dolori e ricordi, sciogliendola da ogni rimpianto, da ogni affetto. Come potrei scrivere queste cose imbecilli in un diario di guerra? Un diario di guerra richiede che uno sia un tipo un po' intelligente.» E più avanti sembra far risiedere le cagioni di tale felicità nella coincidenza tra «istinto» e «idea»: «L'idea 181

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