Il piccolo Hans - anno XIV - n. 53 - primavera 1987

Lettura in morte di un libertino La sua morte: il 5 marzo 1644, in Avignone, Ferrante Pallavicino fu decapitato «come reo di lesa maestà umana e divina». Il suo libro è Il corriera svaligiato: dei tanti che scrisse, è il solo che si rammenti al pensiero della sua morte. Può voler dire che è il suo testamento; ma la cosa non è così semplice, non so se per la storia di questo libro, una lunga storia senza fortuna (le risparmierei proprio l'equivoco canonico di questo nome), o per come circola il segno della morte nelle sue pagine. Il libro non prevede la morte: è questa a sceglierlo tra gli scritti di Ferrante, a rammentarlo immancabilmente. Il Corriera svaligiato è un libro per la morte del suo autore, ma non si può leggere (non è mai stato letto) come il testamento di Ferrante. La cosa complicata e da studiare è la sua lettura, come è andata in passato, come provo a tracciarla qui. Se il Corriera svaligiato ha ancora dei lettori, è certo che nessuno oggi lo legge senza aver nozione della tragica morte del suo autore. Si può anzi supporre che, da quando Ferrante fu decapitato in Avignone, nessuno più abbia letto il suo libro senza sapere il suo supplizio. La notizia di quella fine, e del miserabile inganno (che si apprende immediatamente, non c'è da scovarlo, è la stessa notizia) con cui Ferrante vi fu trascinato, è la 141

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==