Il piccolo Hans - anno XIV - n. 53 - primavera 1987

affezione all'«euresi» come ad altre figure tematiche o ossessive, la ferocia del polemista sortisce comunque l'effetto perverso di riabilitare perennemente il proprio bersaglio: quel risvolto compulsivo, «iperbatico», si rivela costitutivo dell'attività simbolica e in alcun modo comprimibile sul versante di una «critica-dissoluzione» dei miti, figurazioni obsolete e «pleistoceniche». Compromettendo l'aspirazione di «discernervi l'ossessione dalla verità, l'ecolalia dall'euresi, la mimesi isterica dalla mimesi estetica»15 , tale effetto perverso rivela anzi come nel pieno della «viva e presente e deformantesi euresi» (211) sia incistata la costrizione alla negazione, la gravità del negativo. È il collasso entropico che reprime, insidia, sclerotizza la vis a tergo dell'euresi, ma senza il quale essa non potrebbe nucleare il reale, fondando la propria progrediente lucidità su una «confusione tenebrosa»; vuoto che genera effetti, che degenera in mitologemi, referente primario delle «bizze» e dei «furori» di Gadda. Come se l'ostinazione ironica si alimentasse di ciò che è condannata ad osteggiare; l'impossibilità di eludere la riprovazione dei mitologemi è pari alla necessità di servirsene, di esserne accerchiato, per poter esprimere ed insieme esorcizzare l'infiltrazione fatale del «male invisibile». Ne saranno emblemi non solo le idee coatte che «cerchiano il cranio» di Gonzalo come una «corona di ferro» (CD 96), ma lo stesso rovello multicausale di Ingravallo, fino al vortice che immerge nell'imbuto del «più profondo groviglio delle mie idee fisse» (CU 70). Forse la scrittura letteraria era la scelta (o la mossa obbligata) che consentiva a Gadda di non cessare di esibire questo conflitto, senza sublimarlo nel nitore della teoresi; che gli dava modo di rappresentare, nella stoffa più intima e vitale dell'euresi, nei suoi «strati più pro137

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