Il piccolo Hans - anno XIV - n. 53 - primavera 1987

contro un'entità scaturiscono proprio dagli strati più profondi di questa stessa entità e con la sua distruzione si compie un destino che era innato in essa e che costituisce lo sviluppo logico della stessa struttura con cui l'entità ha costruito la proprio positività» 13 • La spinta propulsiva dell'euresi tende infatti motu proprio, come per fatale contrappasso, a contrarsi nella forza «iperbatica», «permeatrice d'ogni tessuto», del dogma (A 211): la metafora oncologica dà l'idea di una proliferazione devastante e incontrollata, di una malsana e febbrile attività. È un punto assai delicato della riflessione di Gadda, poiché la radicalizzazione conseguente di questo circolo cozza contro l'urgenza di un impulso parodistico, polemico, di un'autoeccettuazione ideologica che fa scattare, come ad ottenere una debita distanza di sicurezza, un riflesso di idiosincrasia compulsiva. È la ben nota rivolta gaddiana contro la «consustanziazione narcissica»14, contro il degenerare delle idee in «idoli» o «ideogrammi» (VM 30), nell'impudente e inestirpabile vacuità dell'«introito a-critico» (EP 126). È l'invadenza della componente femminile, della materia concepita bergsonianamente come entropia, degradazione, ripetizione, laddove «il maschio è l'elemento euristico (il ritrovatore) della specie» (EP 57). Ed infatti le raffigurazioni dell'infiltrazione ideativa sono per così dire declinate al femminile: il «cervello-utero» onde l'«isterìa», il pensiero «parafeminino», l'«assenso vulvaceo» all'idea fissa che viene fagocitata come «carne in vagina» (EP 127 sgg.). La dinamica «ossedente» dell'introito ideativo alimenta un non meno ossessivo anatema contro gli stereotipi e i simulacri dell'ecolalia, della fissazione mimetica e coatta. In questa tensione tra demone genetico e sortilegio dell'ostinazione si gioca la natura conflittuale della scrittura di Gadda. Giacché, anche senza voler notare che una consimile compromissione si attaglia alla sua 136

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