Il piccolo Hans - anno XIV - n. 53 - primavera 1987

di privilegiati e le «fulgurazioni intuitive», per attenersi al regime della nascita continua del senso, così l'accezione ontologica dell'euresi prospetta il paesaggio di un'«'invenzione' continua, sia pur lenta e non apparente» (80), «lento lavoro della creazione». La traduzione sistemica di questo modello contempla una perenne «deformazione» in actu in cui ogni variazione attiva, eurist. ica, di un elemento di un sistema si dà come «alloiosis», ovvero emette ripercussioni più o meno sensibili sul suo intero assetto, anche sulle regioni apparentemente non coinvolte; ciascun sistema ritiene inoltre la vibrante moltitudine di tutti i suoi stati passati. Di qui la figurazione ipercomplessa di un réseau o groviglio o rete di «relazioni intervenienti» atta a emendare l'«ipotiposi» di una catena causale univoca, sottomessa a rigide e infedeli sequenze analitiche. Figurazione che rappresenta notoriamente il nucleo dell'epistemologia gaddiana, dove il rifiuto della transitività del nesso causale è rifiuto della linearità logica della conseguenza come della linearità temporale della sequenza: emissione e ricezione sono simultaneamente causa ed effetto, e la teoria della causalità è anche una teoria della comunicazione. Sperimentare è difatti sempre un modo di (auto) comprendersi, ed ogni euristica del reale serba l'indice di un'«ermeneutica a soluzioni multiple» (187) E questi modi infiniti di comprendersi (o autoconoscersi) e di ricercarsi (o inventarsi) e di esprimersi d'un sistema reale, pertengono non allo sghiribizzo d'un irrequieto monello o d'un pubblico di opiniatres singoli, sì a un ragionato e onnicomprensivo eurein esprimente l'optimum nel sistema della realtà, dell'essere-divenire. (260) Ne esce la rappresentazione di una «genitura o euresi» (279) mossa da un «intimo e schellinghiano impulso», da una «vis genetica» (223). «Pensiamo dunque ogni 131

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