Il piccolo Hans - anno XIII - n. 51/52 - lug./dic. 1986

17 Novembre - C'era una nebbia bagnata, gli alberi impregnati, avvolti nella brina spessa portata dalla notte, parevano candidi di ghiaccio. Poco prima che il sole la trafigesse, sciogliendo il gelo ed asciugando di colpo gli alberi, osservavo il cedro a sinistra del porticato: i suoi aghi erano incapsulati in una lamina di ghiaccio, a fini barrette o lamelle orizzontali, tutte orientate in un unico verso, da nord a Sud (se non vado errato, tutte disposte nella parte Sud degli aghi). V'era anche sulla clematis a ridosso dello steccato una frangia di brina e, cosa assai strana, le scagliette delle lamine e delle falde di gelo che inguainavano i filamenti che trattengono le coppe di semi della clematis non seguivano piatte il disegno del filamento, ma stavano tutte parallele da Nord a Sud. ,.L_ cc ...Un giorno, quando le campanule azzurre erano in fiore, scrissi queste note. Penso di non aver mai visto nulla di più bello di quelle campanule. V'è lì la bellezza di Dio. Il loro inscape è un misto di forza e di grazia, come nel frassino. La coppa del fiore ha lobuli ripiegati con decisione all'indietro e forma all'apice un arco molto acuto, come fosse un tagliamare, (che procede dalla linea della chiglia). Dall'alto, le nervature delle campanule si diramano ed intessono una trama a raggiera non simmetrica, essendo talune parallele tra loro. Posate sulla carta hanno riflessi metallici, con le ombre che tra coppa e coppa inseguono le volte a cuore dei petali e gentilmente simulano il profilo preciso delle loro punte dai delicati riflessi. E poi c'è la 87

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